Controllare il telefono del partner: è giusto? Costituisce mancanza di fiducia?
Il dibtatito è ampio e potrebbe non arrivare mai ad una risposta univoca.
Tuttavia, la giurisprudenza ha avuto modo di esprimersi anche su questo argomento e, in particolare, sul caso in cui il telefono venga sottratto per cercare le prove di un tradimento.
La Suprema Corte (sentenza n. 8821 del 04.03.2021) ha ritenuto configurabile in questa vicenda il reato di rapina.
Evidenzia la Corte come nel delitto di rapina il profitto può concretizzarsi in ogni utilità, anche solo morale, purchè sia ottenuta impossessandosi dell'oggetto con violenza o minaccia.
Nel caso appena proposto, l'utilità conseguita è quella morale per il coniuge che va ricercando le prove del tradimento e, dunque, di una lesione del diritto dovere di fedeltà.
Inoltre, la Corte si spinge a precisare che il vincolo matrimoniale non può costituire un consenso tacito alla conoscenza delle comunicazioni anche personali del coniuge.
Invero, l'impossessamento del telefono contro la volontà del coniuge rappresenta una condotta antigiuridica in cui il profitto è caratterizzato dall'indebita intrusione nella sfera di riservatezza della vittima.
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